The International Press Institute (IPI) has joined its MFRR partners in calling again on the Italian Parliament to undertake comprehensive reform of the country’s defamation laws to bring them in line with international standards on freedom of expression.  The call comes as the Italian Constitutional Court issued a ruling underscoring the need for change.

Read the full statement below.


A year after the Constitutional Court ruled on the question of unconstitutionality of prison sentences in cases of defamation through the press, on 22 June 2021 the Court issued a follow-up decision declaring art. 13 of Law 47/1948 (Press Law) not compliant with the Constitution. The Court has however declared art. 595(3) of the Penal Code, which provides for a sentence between six months and three years of prison or the payment of a fine, compliant with the Constitution, as it allows the judge to order the imprisonment only in cases of “exceptional severity”.

In June 2020, the Constitutional Court invited the Italian Parliament to remove specific provisions declared unconstitutional and promote a wider reform of the defamation framework. However, the Parliament did not meet the deadline set by the Court and failed to legislate on this matter, returning the decision to the judiciary. In its decision on 22 June 2021, in light of the lack of such initiative, the Court renewed its call on Parliament urging the promotion of a reform that could adequately balance the “freedom of expressing one’s own thought and (the) protection of individual reputation”. The lack of parliamentary initiative in pushing for comprehensive reform of the defamation framework in Italy is a long-standing issue that contributes to the erosion of a free and independent press and an increase in SLAPPs against journalists.

Data from Istat (Italian National Statistics Institute) shows that, in 2017 alone, a total of 9,479 proceedings for defamation were initiated against journalists, of which 60% were dismissed after preliminary investigation and 6.6% went to trial.1 Plaintiffs are often public figures – politicians, businessmen, or individuals involved in organized crime – who start legal proceedings against journalists with an aim to silence them and bury articles that often contain information on  corruption, tax evasion, or mafia collusion.

A reform of defamation laws is urgently needed to stop SLAPPs against journalists, which often lead to self-censorship and discourage newspapers and editors from publishing sensitive or controversial information for fear of incurring lengthy and expensive legal proceedings. The European Commission – aware of the need to counter this phenomenon within the EU – committed itself to promoting measures to counter SLAPPs within the EU block,2 following a request of the Coalition Against SLAPPs in Europe, composed of 60 organizations in Europe, including the members of the Media Freedom Rapid Response.3 The European Parliament also recently took action against SLAPPs by promoting an “own-initiative report (INI)”, to be discussed on 28 June 2021, with an aim to push the Commission to adopt legislative measures to address SLAPPs.

The undersigned organisations urge the Italian Parliament to begin comprehensive reform of defamation laws in line with international freedom of expression standards as soon as possible. Such reform should center on the decriminalisation of defamation and set limits within civil law on the amount in damages that can be sought to avoid creating undue obstacles to the journalistic profession. Furthermore, this reform should address specific challenges posed by SLAPPs against journalists within the Italian framework. While the Italian Civil Procedural Code includes some provisions aimed at countering SLAPPs – art. 96 provides that those plaintiffs who filed a lawsuit in “bad faith” must compensate the defendant – judges rarely recur to this provision in practice.

We call on the Italian Parliament to prioritise the reform of both criminal and civil defamation laws, drive discussions that will lead to the identification of measures that address Italian issue areas, and establish a framework that will protect journalists from indiscriminate use of the law to silence or discredit.

Cases of criminal defamation and civil lawsuits, such as SLAPPs, can be reported to mappingmediafreedom.org. The Media Freedom Rapid Response (MFRR) also provides financial legal support for journalists, media workers, and media outlets. For further information on legal aid, please visit https://www.mfrr.eu/support/legal-support or contact Flutura Kusari on [email protected].

[Italian version]

A distanza di un anno dalla decisione della Corte Costituzionale sulla questione dell’incostituzionalità della pena carceraria nei reati per diffamazione a mezzo stampa, in data 22 giugno 2021 la Corte è tornata a pronunciarsi in merito a seguito del mancato intervento del Legislatore, dichiarando l’articolo 13 della legge 47/1948 (Legge Stampa) contrario ai dettami della Costituzione. La Corte ha però dichiarato compatibile con la Costituzione l’articolo 595(3) del codice penale,  che prevede una pena detentiva da sei mesi a tre anni alternativa al pagamento di una multa, e da comminarsi nei soli casi di “eccezionale gravità”.

Nel giugno 2020, la Corte aveva infatti rimandato tale questione al Parlamento, invitandolo a rimuovere i profili di incostituzionalità evidenziati ed a rivedere nel suo insieme la legislazione in materia.  La questione non è però stata affrontata dal Legislatore, che ha lasciato decorrere i termini posti dalla Corte, rinviando pertanto la decisione in merito al carcere per i giornalisti alla magistratura. Nella decisione del 22 giugno 2021, prendendo atto della mancanza di tale intervento, la Corte ha nuovamente invitato il Parlamento a promuovere una riforma che possa bilanciare adeguatamente la “libertà di manifestazione del pensiero e (la) tutela della reputazione individuale”. L’inattività del Parlamento su una riforma generale dell’apparato legislativo in materia di diffamazione è una questione annosa che contribuisce all’erosione di una stampa libera ed indipendente in Italia e che facilita l’incremento del fenomeno delle “querele bavaglio” contro i giornalisti.

Dati Istat indicano che solo nel 2017 sono state inoltrate 9.479 querele per diffamazione a mezzo stampa, di cui solo oltre il 60% sono successivamente state archiviate dal gip e di cui solo il 6.6% è stato rinviato a processo.1 I querelanti sono spesso personaggi di pubblica notorietà, come politici, direttori di holding private o soggetti collusi con la criminalità organizzata, i quali iniziano procedimenti legali contro giornalisti al fine di silenziarli e mantenere nascoste  le informazioni contenute nei loro articoli, spesso riguardanti fatti di corruzione, evasione fiscale o coinvolgimento con affari mafiosi.

Una riforma del quadro giuridico relativo alla diffamazione è pertanto urgente al fine di contrastare il fenomeno delle “querele bavaglio”, o, come definite in ambito europeo, SLAPPs (Strategic Litigation Against Public Participation), che proprio per il loro carattere intimidatorio generano fenomeni di autocensura tra i giornalisti e più in generale rappresentano un deterrente alla pubblicazione da parte delle testate di informazioni sensibili o controverse, per timore di incorrere in lunghi e costosi procedimenti legali. La Commissione Europea, consapevole della necessità di contrastare questo fenomeno all’interno dell’Unione, si è impegnata ad emanare misure per contrastare le SLAPPs in UE,2 anche a  seguito delle richieste in tal senso presentate da una coalizione composta da 60 organizzazioni attive sul territorio che include anche i membri del consorzio Media Freedom Rapid Response.3 Anche il Parlamento Europeo si e’ attivato, dando  il via ad un “own-initiative report (INI)”, che sarà discusso il 28 giugno p.v., al fine di stimolare la Commissione ad adottare misure legislative a riguardo.

I firmatari di questo comunicato sottolineano l’urgenza  che il Parlamento Italiano inizi al più presto  una riforma adeguata del quadro normativo  sulla diffamazione in linea con gli standard internazionali sulla libertà d’espressione. Tale riforma dovrebbe da un lato attuare una depenalizzazione della diffamazione e dall’altro porre dei limiti in sede civile alle richieste di risarcimento di modo che esse non rappresentino un ulteriore ostacolo alla professione giornalistica. Inoltre, essa dovrebbe essere accompagnata dall’introduzione di altri elementi essenziali in considerazione delle criticità che il fenomeno delle SLAPPs contro i giornalisti presenta nel contesto italiano. Il codice di procedura civile italiano attualmente prevede alcune misure per il contrasto alle querele temerarie, codificate nell’art. 96, il quale stabilisce che qualora un giudizio venga iniziato in mala fede, la parte querelante debba pagare un risarcimento danni; tuttavia, tali misure vengono raramente applicate dalla magistratura.

Chiediamo quindi che il Parlamento Italiano ponga tale riforma sia sulla normativa penale che civile,tra le sue priorità e che apra un ampio ed inclusivo dibattito finalizzato ad identificare misure adeguate ad  ovviare alle criticità poste dall’attuale situazione italiana e per porre in essere un sistema che protegga i giornalisti da un uso indiscriminato della legge al fine di silenziarli o screditarli.

Casi di diffamazione o cause civili che abbiano il carattere della temerarietà e pretestuosità possono essere segnalati alla piattaforma di monitoraggio mappingmediafreedom.org. Il  Media Freedom Rapid Response (MFRR) fornisce anche sostegno legale a giornalisti, operatori dell’informazione ed emittenti. Per altre info su assistenza legale, si può consultare il sito https://www.mfrr.eu/support/legal-support o scrivere a Flutura Kusari [email protected]

Signed by / Sottoscritto da:

ARTICLE 19

Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI)

Sindacato Unitario Giornalisti Campania (SUGC)

Articolo 21

Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa (OBCT)

European Federation of Journalists (EFJ)

European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF)

International Press Institute (IPI)