(Versione italiana in calce)

The International Press Institute (IPI) has recently concluded a three-day follow-up visit to Italy, ending Thursday, where it examined potential challenges to the pluralism of Italy’s audiovisual sector resulting from the country’s digital switchover. IPI suggested that pluralism may be bolstered by the switchover, if the value of pluralism is taken into strong consideration in the establishment of the criteria for the technological move.

IPI also expressed concern at the frequent use of civil defamation cases against journalists, as well as the occasional use of criminal defamation provisions – broadly considered outdated – which goes against international standards on press freedom.

Journalists told IPI that frequent requests for exorbitant compensatory fines by people whose reputation has allegedly been damaged leads to undue influence over content by media owners and publishers, who do not want to, themselves, become embroiled in lengthy and costly legal cases. IPI believes that the imposition of criminal sanctions and disproportionate fines against journalists has a chilling effect on media reporting and leads to self-censorship with regard to matters of public interest. As a consequence, the public fails to receive important information.

On the issue of pluralism, following an analysis of the situation in Italy and talks with experts in the field, IPI warned of a danger that dominant interests in the audiovisual sector could be consolidated after the country’s digital switchover.

Italy has seen significant delays in the digitalization process, which was originally expected to be finalized by 2006. Today, with approximately half of Italy’s 21 provinces and slightly over half of the Italian population enjoying access to digital television, the state has yet to determine which audiovisual providers will eventually be able to operate, in addition to the current operators, which will automatically receive as many digital multiplex frequencies as they currently have.

The criteria currently in place for the tender, which will assign five additional digital multiplex frequencies, appear to favor current operators, as they require a diversification of content that new entrants have difficulties in offering.
IPI believes that, in order to encourage greater pluralism, the criteria for the tender should favor new entrants, rather than the incumbent ones.

There are serious concerns that the outcome of the tender may consolidate the current duopolistic environment, in which the public broadcaster, Rai, and the private broadcasting network, Mediaset – which belongs to Italy’s prime minister, Silvio Berlusconi – control over 75% of the market in terms of audience share.

Furthermore, the dates of the tender, which will be held by the Ministry of Economic Development, have yet to be set and the continued postponement preserves a “status quo” that IPI has often condemned for not providing sufficient guarantees for external pluralism.

In a meeting with representatives of Italy’s Agcom, the statutory agency in charge of ensuring fair competition among the players in the communications market, IPI expressed concern at Italian legal provisions capping total income that any one company may derive at 20% of the total income of the so-called Integrated Communications System (SIC), which includes industries in the broader communications sector (including print, broadcast and Internet-based media, as well as cinema and advertising). This allows for the existence of dominant positions in sub-areas of the SIC, such as the audiovisual market.

An Agcom representative told IPI that a 2005 Agcom analysis showed that Rai and Mediaset occupy dominant positions in the broadcasting market and that while the law does not foresee any fines in this situation, Agcom was authorized to impose administrative sanctions on Rai and Mediaset. IPI, however, believes that these administrative remedies did not have the desired effect of weakening their too-dominant positions.

IPI also invited Agcom to include new indicators in their analysis of the audiovisual sector, such as audience share and distribution of resources from advertising and TV fees. Any regulation seeking to ensure external pluralism by limiting the relative market influence of one single company needs also to take into consideration these indicators.

During its follow-up visit to Italy, IPI met with representatives of media organizations, journalists’ associations and public media regulatory bodies in Rome.

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In seguito alla visita in Italia, l’IPI teme che il passaggio al digitale terrestre possa non favorire il pluralismo dell’informazione

L’IPI esprime preoccupazione anche riguardo alle leggi vigenti sulla diffamazione a mezzo stampa, che portano ad autocensura su questioni di interesse pubblico

Perugia, 15 aprile 2011

L’International Press Institute (IPI), un’organizzazione internazionale dedicata alla difesa della libertà di stampa, ha recentemente concluso una visita di tre giorni in Italia, durante la quale ha analizzato gli effetti della digitalizzazione sul pluralismo in ambito radiotelevisivo in Italia. L’IPI ritiene che il passaggio al digitale terrestre rappresenti una grande opportunità per rafforzare il pluralismo esterno, se i criteri per l’assignazione delle frequenze prendono in considerazione l’importanza di tale effetto.

Durante la visita in Italia, l’IPI ha anche espresso preoccupazione riguardo all’uso della legge sulla diffamazione a mezzo stampa contro i giornalisti, sia in sede civile che penale. Il reato di diffamazione a mezzo stampa, punibile con fino a tre anni di carcere, è contrario alle norme internazionali in questo ambito. In varie occasioni, i tribunali internazionali hanno espresso l’opinione che la detenzione rappresenta una punizione sproporzionata per la diffamazione.

Le richieste di risarcimento danni in sede civile da parti di chi ritiene che la sua reputazione sia stata danneggiata dai media portano ad indebite interferenze sul contenuto dei media da parte degli editori, che, a loro volta, non vogliono essere coinvolti in lunghi e costosi procedimenti legali.

L’IPI ritiene che la possibilità di querelare i giornalisti per diffamazione, con esose richieste di risarcimento danni, porta all’autocensura e la perdita di informazioni riguardo a questioni di interesse pubblico.

Sulla questione del pluralismo, in seguito ad un’analisi della situazione in Italia e scambi di opinioni con esperti del settore, l’IPI ha affermato che, nonostante numerose revisioni dei criteri di assegnazione delle frequenze del digitale terrestre, il pericolo persiste che le attuali posizioni dominanti nel settore audiovisivo possano essere ulteriormente consolidate dopo il passaggio al digitale terrestre.

L’Italia ha registrato notevoli ritardi nel processo di digitalizzazione, che originariamente avrebbe dovuto essere completato nel 2006. Oggi, con circa la metà delle regioni italiane e poco più della metà della popolazione che possono usufruire del digitare terrestre, lo Stato non ha ancora stabilito a quali operatori saranno assegnate le frequenze digitali, oltre agli attuali operatori, che riceveranno automaticamente le frequenze di cui già usufruiscono, e potranno competere per ulteriori frequenze.

L’IPI ritiene che, al fine di incoraggiare un maggiore pluralismo, i criteri per la gara dovrebbero essere tali da favorire l’assegnazione di nuove frequenze a nuovi operatori, piuttosto che a quelli già presenti.

Ci sono serie preoccupazioni che l’esito della gara finisca a consolidare l’attuale duopolio, in base al quale l’emittente del servizio pubblico, Rai, e la rete di radiodiffusione privata, Mediaset – che appartiene al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi –  controllano oltre il 75% del mercato in termini di audience share.

Inoltre, le date della gara, che verrà tenuta dal Ministero dello Sviluppo Economico, non sono ancora state fissate, protraendo così uno “status quo” che l’IPI ha spesso condannato, in quanto non fornisce sufficienti garanzie di pluralismo esterno.

In un incontro con i rappresentanti dell’Agcom, l’agenzia incaricata di assicurare la corretta competizione degli operatori sul mercato, l’IPI ha espresso preoccupazione riguardo ai limiti antitrust previsti dalla legge italiana, in base ai quali nessun operatore può conseguire ricavi superiori al 20% delle risorse complessive del Sistema Integrato delle Comunicazioni (SIC), che include tutte le attivitá del settore delle comunicazioni, tra cui stampa, radio e televisione, Internet, editoria, cinema e pubblicità. Questo consente l’esistenza di posizioni dominanti in mercati specifici, come quello televisivo.

Un rappresentante dell’Agcom ha detto all’IPI che da un’analisi del 2005 é risultato che Rai e Mediaset occupano posizioni dominanti nel mercato televisivo. L’Agcom è stata quindi autorizzata ad imporre sanzioni amministrative su Rai e Mediaset. L’IPI, tuttavia, teme che, se lo scopo di queste sanzioni amministrative era quello di indebolire delle posizioni troppo dominanti, l’obbiettivo desiderato non sia stato raggiunto.

IPI ha inoltre invitato l’Agcom ad includere nuovi indicatori nella loro analisi del settore audiovisivo, come le quote di ascolto e la distribuzione delle risorse provenienti dal canone televisivo e dalla pubblicità. Qualsiasi regolamento volto a garantire il pluralismo esterno e limitare l’eccessiva influenza di una singola azienda deve prendere in considerazione anche questi indicatori.

Durante la visita in Italia, l’IPI ha incontrato rappresentanti dei media di comunicazione, di associazioni giornalistiche, così come altri esperti nel settore.

***Per ulteriori informazioni si prega di contattare:

Barbara Trionfi (Italiano e Inglese)
Press Freedom Adviser
International Press Institute (IPI)
Cellulare: +43 699 10257062
E-mail: [email protected]

Steven M. Ellis (Inglese)
Press Freedom Adviser
International Press Institute (IPI)
E-mail: [email protected]